domenica 22 febbraio 2009

LA CRISI ECONOMICA METTE IN CRISI I MATRIMONI

«Quest'anno sono entrate 110 nuove cause, ossia 33 cause in meno dello scorso anno: è un dato significativo e preoccupante. Da un lato è molto probabile che vi sia un riflesso dell'attuale crisi economica, ma soprattutto, c'è da lamentare le ben scarsa sensibilità ai problemi morali che nascono dal fallimento di un matrimonio, soprattutto in ordine alle nuove scelte matrimoniali che, purtroppo, restano fuori dalla comunione ecclesiale». A chiarirlo è monsignor Paolo Rigon, vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2009, svoltasi ieri, alla presenza del cardinale Angelo Bagnasco, Moderatore del Tribunale e delle maggiori autorità civili e militari. «Come Tribunale di prima istanza - aggiunge monsignor Rigon - nel 2008 sono state emesse 136 sentenze delle quali: 117 affermative, ossia hanno decretato la nullità del matrimonio e 9 negative, a cui dobbiamo aggiungere 10 cause rinunciate o archiviate, segno che non erano sufficientemente fondate. Pertanto 19 cause, in pratica, sono fallite. Questo dato è indicativo e deve far riflettere: ossia si stanno moltiplicando le cause con esito negativo».Dai dati resi noti ieri mattina, emerge che i motivi per cui vengono dichiarati nulli i matrimoni sono essenzialmente tre: il primo è quello che riguarda i problemi psicologici e neurologici, come pure l'incapacità grave di assumere e adempiere agli obblighi essenziali del matrimonio. C'è poi l'esclusione dei figli dal matrimonio e l'esclusione dell'indissolubilità, ossia la riserva di separarsi e divorziare, se le cose non vanno. Durante l'inaugurazione Bagnasco ha precisato che le difficoltà dell'istituzione matrimoniale nascono perché: «I nostri giovani, e tutti noi siamo immersi in un clima culturale dove per amore si intende tutto, tranne che l'amore autentico che è quotidianità, sacrificio, dovere, scelta e non soltanto emozione». E sulla posizione presa dalla Chiesa sul tema delle ronde il cardinale ha ribadito: «Dobbiamo essere sempre tutti molto attenti e vigili per non perdere quei valori fondamentali della convivenza, della solidarietà e dell'umanesimo autentico, che caratterizzano da sempre la nostra cultura. È una sfida educativa a cui siamo chiamati tutti quanti, come famiglia, come Chiesa e come società civile.

mercoledì 4 febbraio 2009

A CACCIA DELL'EX SU FACEBOOK

MILANO - Una volta le chiamavamo, senza tante cerimonie, «minestre riscaldate». Ora non più. Sarebbe quantomeno poco elegante, dal momento che il fenomeno, a quanto pare, sta raggiungendo proporzioni imbarazzanti. Basta un'indagine tra amici e conoscenti, soprattutto - diciamo - se nati tra la fine degli anni '60 e i primi '80. Con un altro, fondamentale, prerequisito: essere iscritti a Facebook, la «rete sociale» più famosa del mondo (5 milioni di utenti in Italia). Retrospettive d'amore nell'era del social networking. Il meccanismo, per i non addetti ai lavori, è semplice: si digitano nome e cognome dell'ex fidanzata/o, ex amante, ex oscuro-oggetto-del-desiderio nella finestrella di ricerca, si clicca «invio», e si aspetta. Se la persona di cui si avverte improvvisa e improvvida nostalgia è iscritta a Facebook, il gioco è fatto: basterà inviarle una «richiesta di amicizia» con messaggio-gancio. Se la preda è ben disposta, abboccherà. Altrimenti, via leggeri, navigando virtualmente verso altri lidi amarcord.
Penélope Cruz e Javier Bardém: si sono ritrovati 15 anni dopoUna volta c'erano le cene di classe, gli incontri casuali in tram, le speranzose consultazioni dell'elenco telefonico. Ora ci sono le ricerche su Google, la caccia all'email (o al cellulare), il setacciamento di Facebook.
Camila Raznovich a Facebook, che pure non «frequenta», ha dedicato la prima puntata del suo Tatami, su Rai3. «È il fenomeno del momento. Retrosexual incluso, purché non si parli di coinvolgimento sentimentale: capisco il fine sessuale, che è anche più sicuro di un abbordaggio al bar. Ma crederci sul serio...».
Certo, i segnali restano inquietanti. Ad esempio, l'articolo uscito sul Guardian a firma di tale Georgina Hobbs-Meyer, 24 anni e già oltre i limiti del pudore, se ha deciso di raccontare passo dopo passo la sua scoperta di come il marito avesse un cyberflirt su Facebook con una 19enne, la richiesta di chiarimenti «via Skype o Gchat», la separazione e l'imminente divorzio. Una volta, per fare piazza pulita del proprio caos interiore, si andava dallo psicologo. Ora, a quanto pare, chi può salta direttamente da Facebook a palcoscenici più globali. Forse la cosa dovrebbe preoccuparci, almeno un pochino. O no?
Gabriela Jacomella04 febbraio 2009
articolo completo al seguente indirizzo: http://www.corriere.it/cronache

LA DONNA MASCHERA MEGLIO L'INTERESSE PER UN UOMO

Roma, 30 gen. (Adnkronos Salute) - Non c'è finzione che tenga: l'uomo è destinato a fallire, se vuol far credere di non provare interesse nei confronti di una donna che gli piace. Lei, invece, è spesso una vera professionista della dissimulazione e sa mascherare bene l'interesse. Lo hanno scoperto, o per meglio dire confermato, alcuni studiosi dell'università dell'Indiana (Usa) utilizzando come strumento per rilevare questi comportamenti un gruppo di 54 osservatori esterni, invitati a 'scommettere' sul destino di diverse coppie eterosessuali coinvolte in una sessione di 'speed dating', gli appuntamento lampo fra sconosciuti. In pratica, dovevano riuscire a prevedere l'esito di questi incontri al buio. A emergere durante l'esperimento è stata la quasi totale impossibilità, sia per le donne che per gli uomini, di indovinare il livello di gradimento da parte delle donne che partecipavano al gioco, mentre quello degli uomini è apparso subito a tutti molto chiaro. "Frequentemente - racconta Skyler Place, il principale autore dello studio, su 'Psychological Science' - la donna ha mostrato un atteggiamento interessato, sembrava per così dire 'flirtare' con chi aveva davanti, ma alla fine è emerso che il suo gradimento nei confronti del ragazzo in questione era scarsissimo. E, fra gli osservatori, nessuno è apparso in grado di interpretare correttamente i gesti delle donne, nemmeno il pubblico femminile". Place ha scelto questa modalità di verifica, utilizzando una platea 'giudicante', perché "è utile a capire come si scelgono i potenziali partner. Se ci si trova in una stanza con 20 persone mai viste prima, essere capaci di individuare una possibile coppia, può renderci a nostra volta più abili nel trovare un amore". E questo anche se, come nel caso della ricerca, si utilizzando video che riprendono uno speed date, con persone che non parlano la stessa lingua di chi osserva.
Nell'esperimento, infatti, gli appuntamenti si svolgevano in Germania, mentre i 'giudici' erano tutti anglofoni: l'importante, secondo gli esperti, è più che altro il linguaggio del corpo. Ma se nel 90% dei casi l'interesse dell'uomo è stato scoperto facilmente, solo nel 10% gli osservatori sono riusciti a smascherare una donna.
articolo completo al seguente indirizzo: http://www.adnkronos.com/IGN/Salute/?id=3.0.2968652067

M'AMA O NON M'AMA

PAROLE, parole, parole: soltanto parole o inconsapevoli sfoghi sulla propria vita sentimentale? Secondo uno studio americano, gli sms che mandiamo nascondono un significato che va ben oltre i 160 caratteri disponibili. E decifrarne i meccanismi potrebbe permetterci di capire in anticipo se la nostra storia d'amore sta andando o meno nella direzione da noi auspicata. Secondo gli scienziati californiani che hanno condotto la ricerca, quando le donne sono felici della propria relazione scrivono usando sempre la prima persona.
Dunque se la vostra fidanzata digita spesso la parola "io" nei messaggi che vi manda state tranquilli, non è egocentrica ma solo molto felice. Finora gli studi di psicologia hanno analizzato la vita di coppia e le sue tecniche di comunicazione in laboratorio, ma stavolta gli scienziati si sono basati su spaccati di realtà, esaminando 70 coppie dal vivo. "Studiare gli short messages è un ottimo modo per capire in che modo comunicano le persone", ha spiegato il ricercatore Richard Slatcher dell'Università della California Los Angeles (Ucla). Una verità già messa a nudo da molti scrittori ed esperti di comunicazione, quando per scherzo e quando con toni più seri.
Insomma, ne è passato del tempo da quel 3 dicembre 1992, quando un computer inviò il primo messaggino della storia su un cellulare, con il testo "Merry Christmas": in 17 anni lo Short Message Service è diventato un vero e proprio modo alternativo di comunicare, tanto che esistono concorsi di poesia tarati sui 160 caratteri disponibili. Ma torniamo alla ricerca statunitense. Slatcher e i suoi colleghi hanno colto al volo l'importanza del fenomeno e analizzato per 10 giorni le conversazioni via sms di circa 70 coppie statunitensi, tutte più o meno insieme da un anno e mezzo e in una fascia d'età intorno ai 19 anni. Ai partecipanti sono stati anche posti dei questionari sullo stato di salute della propria relazione. Sei mesi dopo circa il 60 per cento delle coppie continuava a stare insieme, mentre gli altri si erano lasciati. I ricercatori hanno letto tutte le conversazioni scambiate dai partner usando un programma di conteggio delle parole capace di classificarle in base al loro significato emozionale. Ne è risultato che "io" viene usata in media 20 volte più spesso di "noi" e che quelle che esprimono un'emozione sono le più frequenti nelle storie durature. "Abbiamo constatato - spiega Slatcher - che le coppie che utilizzano più spesso parole dal significato positivo, come "grande", "felice" e "amore", sono le stesse che poi riescono a tenere in piedi la relazione. Le altre naufragano dopo pochi mesi". Per quanto riguarda le donne, quelle propense ad usare la parola "io" sono circa del 30 per cento più stabili e innamorate delle altre. Secondo il ricercatore ciò dipende dal fatto che si tratta di ragazze sicure di sé e della propria storia d'amore, che dunque trovano nell'altro non sono un fidanzato ma un amico con il quale sfogarsi. Le donne, prosegue l'esperto, in genere tendono a essere più espressive dal punto di vista emozionale e quando riescono ad aprirsi pienamente sono anche più felici a livello di coppia. Dai dati raccolti risulta anche che quelle che usano di frequente le cosiddette "negazioni positive", ovvero espressioni come "non felice", sono anche le meno soddisfatte di sé stesse e della propria relazione. Per quanto riguarda gli uomini, quelli che nei messaggini fanno spesso ricorso al sarcasmo sono i meno coinvolti e per entrambi, sia uomini che donne, l'utilizzo di parole che fanno riferimento a emozioni negative, come ad esempio "rabbia", non è quasi mai da mettere in relazione con il grado di stabilità amorosa. "La domanda da un milione di dollari - conclude Slatcher - è questa: sono le parole che rendono più salda una relazione o è la relazione stessa ad ispirarle?".
Quella che sembra una scoperta potrebbe dunque nascondere nuovi interrogativi. Per quanto sia stato dimostrato il nesso tra stabilità amorosa e linguaggio, nessuno può stabilire con certezza quali siano i termini di questo legame. Tranne, forse, i due amanti direttamente coinvolti.
(26 gennaio 2009)
articolo completo al seguente indirizzo:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/tecnologia/sms-psicologia/sms-psicologia/sms-psicologia.html